Mondoperaio
Associazione Riaprire i Navigli



  • 10 novembre 2005 - Intervento in Senato in discussione generale contro finanziaria

    894a SEDUTA PUBBLICA (Antimeridiana)

    L´adozione di procedure che violano i principi democratici della decisione di bilancio è unsintomo della debolezza, dell´incertezza, della mancanza di credibilità politica del Governo in carica. L´ultima finanziaria della legislatura, in continuità con le manovre di finanza creativa, sembra congegnata per lasciare in eredità al prossimo Governo i problemi del risanamento e dello sviluppo. La crescita della spesa primaria, l´aumento dell´indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, l´azzeramento dell´avanzo primario e l´esplosione del deficit sono indicatori inequivocabili del fallimento della politica economica del centrodestra, che ha rinunciato ad una politica industriale lungimirante, ha disperso risorse in interventi clientelari e localistici, non ha mosso alcun passo concreto in direzione del federalismo fiscale. La manovra, che provocherà conflitti sociali e istituzionali per i tagli indiscriminati ai trasferimenti destinati agli enti locali, manifesta insensibilità per la ricerca, l´innovazione tecnologica e produttiva e non offre speranze al Mezzogiorno e alle nuove generazioni. Il Gruppo dello SDI stigmatizza in modo particolare il licenziamento di giovani precari che hanno garantito il funzionamento della pubblica amministrazione con alti tassi di produttività, la mancata modifica della misura anacronistica dell´otto per mille, la previsione di aiuti alla famiglia per un solo anno e senza distinzione tra livelli di reddito. (Applausi dai Gruppi Misto-SDI-US, DS-U, Mar-DL-U e Misto-Com).

    Signor Presidente, oggi come nei giorni scorsi ci troviamo di fronte alla difficoltà di discutere un provvedimento proposto dalla maggioranza nella forma di un maxiemendamento. Come è stato dichiarato poc´anzi, ciò non consente di approfondire i contenuti del provvedimento e ancor meno di discuterne in Commissione; a ciò si aggiunga il fatto che ieri sera non c´era la relazione tecnica, per cui è difficile verificarne la copertura finanziaria.
    Con tale procedura il Governo si sottrae al confronto con l´opposizione e - come è stato fatto notare ieri in occasione della discussione sul disegno di legge di bilancio - pretende di modificare le regole in modo unilaterale, introducendo procedure contrarie ai princìpi democratici che regolano la vita e l´attività del Parlamento. Il Governo, in sostanza, sottrae al Parlamento la decisione in materia finanziaria e non consente di esaminare i contenuti veri della proposta governativa. La fiducia, infatti, impedisce di intervenire con emendamenti per promuovere alcune modifiche. Questo è il dato di fatto.
    Il dato politico che dobbiamo sottolineare è che, per fortuna, è l´ultima finanziaria di questo Governo. Infatti, la violazione della procedura è grave e, avanti di questo passo, ci sarebbe stato il rischio che l´anno prossimo il Governo ci avrebbe proposto di disertare il Parlamento per farvi lavorare in assoluta pace e isolamento.
    Questo modo di procedere è sintomatico, però, più della vostra debolezza che della vostra forza ed è il segno concreto anche delle vostre incertezze; ciò va fatto notare. La presentazione di un maxiemendamento che non riporta in Aula le linee del Governo modificate dalla Commissione, ma che cambia sostanzialmente e stravolge la vostra stessa proposta di qualche settimana fa, così come le due manovre correttive che avete successivamente approvato in Consiglio dei ministri dopo aver affermato che i conti erano in regola, sono la dimostrazione che la manovra non solo è incerta per il Paese e per i cittadini, ma è incerta anche per voi.
    Se avessimo avuto a disposizione per l´esame dei documenti di bilancio qualche settimana in più, nessuno ci toglie il dubbio che avreste presentato un altro emendamento che avrebbe modificato anche questo. Di qui la totale mancanza di credibilità della vostra politica e dei vostri dati, per quanto riguarda le voci sia di spesa che di entrata.
    Nel merito, questa finanziaria è l´ultimo tassello, secondo noi, di una politica economica fallimentare, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti; e il giudizio di molti organismi internazionali, a partire dal Fondo monetario, circa la poca credibilità dei conti pubblici non ne è che la più grave conferma.
    Al di là dei tentativi del Governo di dimostrare che questa finanziaria si differenzia da quelle precedenti, non vogliamo consentirvi questa ulteriore bugia: le cose non stanno così. Nella contraddizione e nella poca linearità delle manovre messe in campo in questi anni c´è, purtroppo, una drammatica continuità.
    Le prime finanziarie di questo Governo si caratterizzavano per la cosiddetta finanza creativa, ma dopo il fallimento di quei tentativi, e accantonato per un anno il Ministro della finanza creativa, lo scorso anno si è tentata la carta delle riduzione delle tasse. Sarà bene ricordare le parole con le quali il presidente del Consiglio Berlusconi salutò la manovra del 2005: «È una svolta epocale, che segna un cambiamento profondo. Il taglio delle tasse alle famiglie, pur modesto, sarà decisivo per il rilancio dell´economia. Nel 2006 voglio ridurre l´IRPEF per un punto di PIL, pari a 12 miliardi di euro, e dal 2006 taglieremo anche l´IRAP».
    Ebbene oggi, senza Siniscalco, della svolta epocale della riduzione delle tasse non rimane più traccia e questa manovra, che creerà grandi problemi al Paese, sembra fatta solo per ridurre i danni politici ad una maggioranza ormai in fuga. Sembra fatta apposta per lasciare al prossimo Governo il danno e il peso del rilancio economico e del risanamento.
    Questa finanziaria, secondo noi, è l´esatto contrario di quello di cui avrebbe bisogno il Paese per puntare con ogni mezzo allo sviluppo e alla crescita della nostra economia, avendo chiaro che, se non si produce ricchezza, non si può pensare in alcun modo di poterla distribuire.
    È una finanziaria che non influirà positivamente sulla ripresa della nostra competitività internazionale e che non si preoccupa di rimontare un disequilibrio, che abbiamo ormai drammatico, nei confronti degli altri Paesi europei. Il nostro giudizio critico, quindi, non è preconcetto, ma parte dall´analisi oggettiva dei dati: i conti nel nostro Paese non tornano e in questi ultimi cinque anni sono in continuo peggioramento.
    La controprova del fallimento di questo Governo sta in alcuni importanti indicatori. In primo luogo la crescita della spesa primaria, che passa, come è stato più volte sottolineato, dal 37,9 per cento del PIL del 2001 all´attuale 40,2 per cento, con un incremento del 2,3 per cento rispetto a quella data. Naturalmente, se la spesa primaria fosse cresciuta al ritmo del PIL sarebbe stato possibile rispettare i parametri del Patto di stabilità e il Paese avrebbe potuto disporre di risorse per gli investimenti e lo sviluppo. Ma le cose non stanno così: il PIL nel 2005 non cresce rispetto all´anno precedente, mentre l´indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è pari al 4,3 per cento del PIL.
    I dati ISTAT sullo stato dei conti pubblici relativi al primo semestre del 2005 sono ancora più allarmanti.
    L´indebitamento netto della pubblica amministrazione nel primo semestre è balzato al 5,1 per cento del prodotto interno lordo, con un´impennata che supera il 3 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
    II nostro deficit galoppa oltre ogni previsione e siamo secondi solo alla Grecia nel primato del debito pubblico più alto d´Europa. Come si fa a sostenere che i conti di questo Paese tornano? Eppure è quello che il Governo e anche qualche collega della maggioranza continuano a sostenere.
    L´obiettivo europeo di abbattere il disavanzo dell´8 per cento nel 2006 e del 3 per cento nel 2007 non può essere raggiunto e, sul versante dell´entrate, il dato riguardante la lotta all´evasione fiscale rischia anche quest´anno di far parte della serie delle previsioni sbagliate, come giustamente la Ragioneria generale dello Stato ha già fatto presente.
    L´economia reale non cresce, non a causa dell´11 settembre 2001 e non a causa dell´euro, ma per ragioni tutte interne e per la mancanza di una politica economica e di sviluppo industriale innovativa e lungimirante. Contemporaneamente dobbiamo denunciare il fallimento della gestione della finanza pubblica, aggravato dall´azzeramento dell´avanzo primario che il Governo di centro-sinistra vi aveva lasciato.
    Ieri avete chiesto la fiducia per votare un provvedimento cosiddetto fiscale, ma che di fiscale non aveva quasi nulla; nato già disorganico e, con l´aggiunta del maxiemendamento, questo Parlamento ha approvato la privatizzazione dell´ANAS e una cosiddetta razionalizzazione del traffico aereo che determinerà un buco nelle casse dello Stato, per ingrassare quello delle compagnie aree. Avete previsto delle inattendibili e ormai inquantificabili dismissioni immobiliari; avete confermato l´esenzione dell´ICI per gli immobili ad uso commerciale degli enti religiosi, per non citare tanti altri numerosissimi interventi clientelari e localistici con risorse letteralmente buttate al vento.
    Tutto questo a fronte di tagli che non sono andati a favorire la lotta agli sprechi, ma che rappresentano un altro colpo mortale all´economia del Paese: 64 milioni di euro sottratti al sostegno delle attività produttive e 122 milioni di euro sottratti alla riqualificazione dell´edilizia carceraria, nonostante la gravità della situazione e il sovraffollamento ormai insostenibile delle nostre carceri, solo per fare due esempi.
    Oggi ci chiedete il voto di fiducia su una finanziaria che consideriamo sbagliata e dannosa, a partire dai conflitti istituzionali e sociali che essa provocherà per effetto dei pesantissimi tagli alla finanza pubblica degli enti locali. In particolare, ritroviamo ancora una volta in questo provvedimento quell´atteggiamento punitivo nei confronti dei Comuni, delle Province e delle Regioni, perché partite dal presupposto che essi siano solo enti di spesa incontrollata, anziché soggetti attivi e paritari nel processo di crescita e di governo dell´economia del Paese. Oggi, con una popolazione sempre più in difficoltà e con bisogni sempre maggiori, si puniscono gli enti locali, imponendo una riduzione del tetto di spesa del 6,7 per cento, il che significa danneggiare i cittadini e tagliare i servizi fondamentali.
    Questa scelta è aggravata da altri piccoli provvedimenti da non sottovalutare, come il non rifìnanziamento del Fondo per gli investimenti, che va soprattutto a favore dei Comuni minori, del non adeguamento al tasso di inflazione programmato dei trasferimenti e dell´impossibilità per Regioni, enti locali ed enti del servizio sanitario di superare la spesa per il personale al 2004. A ciò si aggiunge il taglio del Fondo per le politiche sociali, che colpirà le politiche di coesione sociale e i diritti delle fasce più deboli della società.
    Questa logica danneggia gli enti locali più virtuosi e tende a non premiare quelli più responsabili. Contemporaneamente - lo dico ai colleghi del Gruppo della Lega Padana - non avete compiuto in questi anni, e men che meno in questa finanziaria, alcun passo concreto verso un maggior federalismo fiscale.
    Un altro capitolo dolente, come in tutte le finanziarie di questo Governo, resta quello della ricerca. Valgano per tutte le posizioni sostenute in proposito dalla Confindustria, come da tutte le organizzazioni sindacali e dalle università, che hanno suonato un pesante campanello d´allarme rispetto alla insensibilità di questo Governo, confermata finanziaria dopo finanziaria, nei confronti della ricerca per l´innovazione tecnologica e produttiva della nostra base industriale. Si tratta di uno strumento essenziale per lo sviluppo e la modernizzazione del Paese che invece, in questa finanziaria, come nelle precedenti, avete un´altra volta ignorato.
    Anche da tale punto di vista, è una finanziaria che non dà alcuna speranza e futuro alle giovani generazioni, non dà alcuna speranza al Mezzogiorno, da voi considerato più un problema che una risorsa. A questo proposito, per quanto riguarda i nostri emendamenti, che avremmo voluto discutere, vogliamo sottolineare l´assoluta disattenzione del Governo nei confronti dell´occupazione giovanile, ed in particolare di quella precaria. Ma che senso ha licenziare il personale precario della pubblica amministrazione per riportarlo ai valori del 2003, non tenendo conto che in questi anni proprio questi lavoratori, più di altri, anche sotto la spada di Damocle del licenziamento, hanno garantito il funzionamento di importanti settori pubblici con i più alti tassi di produttività?
    Che senso ha tenere in vita il sistema dell´8 per mille, ormai ritenuto da tutti anacronistico, che comporta un finanziamento alla Chiesa maggiore rispetto a quello effettivamente destinato da coloro che lo decidono nella propria dichiarazione dei redditi? Se non vogliamo abolirlo del tutto, o - come abbiamo proposto noi socialisti - se non vogliamo estendere la possibilità di usufruire dell´8 per mille a tutte le altre confessioni religiose che hanno già avuto con decreto del Presidente della Repubblica il riconoscimento come enti di culto, si potevano almeno accogliere nell´interesse del bilancio ben altri correttivi che vi abbiamo proposto, affinché la parte residua rispetto a quella espressa dalla volontà dei singoli cittadini potesse essere destinata alla gestione diretta dello Stato, o finalizzata meglio al recupero di fondi per la ricerca scientifica.
    Non ci lasciamo abbagliare dai vostri scoop e dalla vostra propaganda elettorale. Non ci lasciamo abbagliare dall´ultimo scoop dei cosiddetti aiuti alla famiglia e dei 1.000 euro per i nati del 2005 dati alle famiglie senza distinzione di reddito. Rivolgo una domanda al Governo: per i nati del 2006, primi o secondi che siano, cosa ci proponete? Magari è un problema che non affrontate perché, come per tutta la finanziaria, non lo considerate più un problema vostro?
    Ecco il punto della finanziaria: non è credibile, è una sorta di arrembaggio politico. Per tutte queste ragioni la nostra contrarietà è totale e, come voi utilizzerete la manovra per fare una propaganda a vostro favore, così noi ne faremo una altrettanto forte contro! (Applausi dai Gruppi Misto-SDI-US, DS-U, Mar-DL-U e Misto-Com).

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