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  • 07 luglio 2014 - N/173 – APPROVAZIONE DEL REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELLA RISCOSSIONE DELLE ENTRATE COMUNALI.

    INTERVENTI IN BOZZA
    SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE
    DEL 7 LUGLIO 2014

    omissis

    N/173 – APPROVAZIONE DEL REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELLA RISCOSSIONE DELLE ENTRATE COMUNALI.

    Il Presidente Rizzo così interviene:
    “Grazie consigliere Tatarella. La parola al consigliere Biscardini. Prego”.
    Il consigliere Biscardini così interviene:
    “Grazie, Presidente. Credo che il Consiglio comunale, al di là delle osservazioni fatte dai Consiglieri di opposizione, alle quali l’Assessore darà risposta, debba nella sua globalità salutare positivamente questa delibera. Mi sembra una delibera di grande importanza e cambia un po’ la rotta di comportamento del Consiglio comunale rispetto a quello che è successo nel passato e mette il Comune di Milano – questa è almeno l’intenzione – in una posizione di avanguardia rispetto alla possibilità di esercitare autonomamente una funzione di riscossione delle entrate sia patrimoniali sia tributarie. Detto questo, cioè sull’importanza della delibera, a me sembra importante che questa importanza venga sottolineata non solo negli aspetti tecnici ma dal punto di vista della sua finalità generale. Non dimentichiamoci che avere una procedura certa e veloce di riscossione delle entrate comunali che non vengono magari riscosse è già di per sé un fatto di grande positività e di grande giustizia e in qualche modo è segno di giustizia sia nei confronti della città in generale ma nei confronti degli altri cittadini che i tributi e le tasse le pagano, quindi il valore sostanziale della delibera sta in questo, cioè assumersi una propria responsabilità autonoma e forte in nome di un segnale di giustizia nei confronti della città. Capisco le preoccupazioni ma non si mettono i carri davanti i buoi, e dobbiamo evitare di sostituirci all’inefficacia di Equitalia con altra inefficacia ma dobbiamo pensare di farlo in modo più virtuoso e non solo dal punto di vista della riscossione ma anche dal punto di vista che la riscossione avvenga con procedure e con regole a mio avviso che siano giuste, che non siano vessatorie, che non siano grida manzoniane e demagogiche sicché alla fine in nome di nuove demagogie e di nuove grida manzoniane il risultato non si ottiene e non si porta a casa. Credo che Milano possa essere su questa materia esempio per il Paese naturalmente – l’ha citato prima il consigliere Tatarella – nel rapporto tra Stato e cittadino. Partiamo da un punto di vista che non fa storia, cioè il cittadino è convinto che lo Stato non funzioni, spesso ha ragione, questo Stato non funziona né a Roma, né in Provincia, né in Regione né in Comune e il cittadino percepisce che lo Stato non funziona anche in una materia delicatissima come questa sia quando viene considerato un cittadino vessato dalle imposte sia quando vede uno Stato che non è capace di riscuotere le imposte che altri dovrebbero pagare. Questo è un nodo fondamentale e un principio costituzionale, di libertà e di equità generale sul quale dobbiamo credo prestare la massima attenzione. Tutti sanno che nel corso degli anni mi sono posto il problema di quanto il Comune autonomamente potesse intervenire lui stesso nella materia più complessa di quella che stiamo discutendo, che riguarda il tema della lotta all’evasione fiscale, questione che cito per memoria, ma che pone alcune questioni. Il giornalista Rizzo qualche giorno fa dalle pagine del Corriere della Sera con una sua inchiesta dice che in Italia i tributi non riscossi sono 620 miliardi di lire, tre – quattro volte l’evasione fiscale, un dato sul quale non possiamo non riflettere perché ecco lì l’ingiustizia, lo Stato che non funziona e la sfiducia dei cittadini nello Stato che non funziona. Quando ci domandiamo quanti sono i tributi non riscossi dal Comune di Milano - per responsabilità in questo caso di Equitalia – abbiamo un valore che non sappiamo se è certo, è senz’altro di qualche centinaia di milioni – si dice essere intorno a 800 milioni di lire, può essere anche un po’ meno – ed è certamente una grande cifra per cui bisogna pensare di mettere in moto con questo provvedimento un’iniziativa che non faccia moltiplicare gli effetti di quel dato che ci portiamo alle spalle. Una volta licenziata Equitalia si pone un problema operativo, cioè che l’autonomia non può essere solo una parola, si manifesta con un’organizzazione, con l’efficacia dell’organizzazione dell’attività dell’amministrazione comunale e si manifesta con la costituzione di una task-force autonoma in grado di far rendere efficace questa nuova funzione ed è la stessa task-force che io invoco da anni in ogni bilancio comunale, che vorrei vedere nascere per la lotta all’evasione fiscale. Io credo che da questo punto di vista bisogna – lo dico anche all’opposizione – incoraggiare la Giunta, bisogna fare in modo che questa organizzazione di funzionari e di impiegati venga messa in piedi e non posso credere che in sedicimila dipendenti non se ne trovino quaranta, cinquanta o cento per dar vita a una struttura autonoma di questo genere. È giusta l’osservazione che è stata fatta da qualche Consigliere che con l’organizzazione attuale questa funzione non viene esercitata o non potrà essere esercitata, quindi credo che si rimetta il dito nella piaga sul tema della riorganizzazione della macchina comunale, altro tema a me caro, che non smetterò di invocare, anche perché questa è l’unica strada che evita a posteriori un pericolo di esternalizzazione, cosa che già si è ventilata quando ponevo la task-force contro l’evasione fiscale quando qualcuno mi ha detto di esternalizzare, ma credo che neanche in questo caso, nel momento in cui si “licenzia” Equitalia bisogna avere la forza di essere capaci di esercitare questa funzione in proprio perché è come dire di esternalizzare i servizi della sicurezza o della vigilanza urbana. Se si fa carico di questo servizio primario questi servizi non si esternalizzano ma si fanno assumendosi tutte le responsabilità. Io credo che vada incoraggiata la Giunta in questa direzione e che si veda in questa delibera una prospettiva di ampio respiro e non solo una questione che di ordinaria amministrazione non è perché il tema della riscossione dei tributi è il tema della giustizia non solo fiscale ma anche della giustizia di chi il fisco lo paga già”.
    Il Presidente Rizzo così interviene:
    “Grazie consigliere Biscardini”.
    omissis
    ordine dei lavori.
    Il Presidente Rizzo così interviene:
    “Prego, consigliere Biscardini”.
    Il consigliere Biscardini così interviene:
    “Io non vorrei avere la parola – sì o no – dal consigliere Tatarella, Osnato o De Pasquale. Lo decidono loro se io ho il diritto di parola o meno? Questa è la prima cosa …
    Mi scusi, Presidente, non si rivolga a me con quell´atteggiamento, come le dice spesse volte il consigliere Tatarella.
    Il consigliere De Pasquale, un attimo fa, ha parlato facendo una dichiarazione politica, non è intervenuto sull´ordine dei lavori. Al pari, io ho il diritto di stare qui cinque minuti a fare una dichiarazione politica, come l´ha fatta il consigliere De Pasquale, altrimenti vi è una disparità”.
    (Vari interventi fuori microfono)
    Il Presidente Rizzo così interviene:
    “Consigliere Biscardini, ha perfettamente ragione. Allora, nell’ordine, daremo la parola al consigliere Biscardini, Tatarella, Manfredi Palmeri, Osnato e Rizzi, tutti sull´ordine dei lavori. Se ne iscriveranno altri. Prego, consigliere Biscardini”.
    Il consigliere Biscardini così riprende:
    “La mia dichiarazione politica in questa fase si limita ad una considerazione. Io non so se è la prima volta o l´ultima in cui è successo che un partito chiedesse di interrompere la seduta, e poi la maggioranza, con un voto, gliel´ha impedito, però, secondo me, vi è una regola di buonsenso: se un partito chiede di interrompere la seduta ad una certa ora, e lo chiede ad una maggioranza, deve comportarsi senza furbizie e con buonsenso. Se io vado a fare la registrazione di questa seduta e vado a contabilizzare il numero dei minuti occupati dai consiglieri dell´opposizione per ritardare la conclusione di questo dibattito in modo del tutto strumentale, devo ritenere che, se non era strumentale, la riunione non era così importante… o era strumentale o la riunione non era così importante.
    Pertanto, con la libertà di giudizio che esprimo sempre, ho ritenuto di votare contro l´interruzione della seduta, perché abbiamo la possibilità, in pochissimi minuti, di votare gli emendamenti e chiudere la votazione di questa delibera. Volevo che la mia voce, come consigliere della Maggioranza, ci fosse a verbale di questo Consiglio. Altrimenti è un Consiglio strano, dove la Maggioranza sta zitta e l’Opposizione continua a parlare. Il consigliere Tatarella ha preso la parola e spesso non ho capito se era sull’ordine dei lavori, per dichiarazione di voto o per chiedere pareri ingiustificati alla segreteria, ma così non può funzionare.
    Non voglio impedire ai consiglieri dell’Opposizione di fare le loro riunioni, però ci vuole buonsenso, si usano i 3 minuti che abbiamo, si votano gli emendamenti e si chiude la seduta. Non può essere che adesso interviene un altro consigliere della Minoranza a spiegarci che lui interviene perché deve andare via prima, non c’è questa logica perché se lui interviene intervengo anch’io”.
    omissis

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