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  • 08 ottobre 2014 - INTERVENTO SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DELL’8 OTTOBRE 2014 - “Referendum popolari - Modifica degli articoli 11, 12, 13, 14 e 15 dello Statuto del Comune di Milano.

    INTERVENTO IN BOZZA
    SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE
    DELL’8 OTTOBRE 2014

    omissis


    N/155 - “Referendum popolari - Modifica degli articoli 11, 12, 13, 14 e 15 dello Statuto del Comune di Milano.


    PRESIDENTE: Grazie, consigliere Cappato. La parola al consigliere Biscardini, prego.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. Io voglio iniziare ringraziandola nuovamente, perché Lei ha accolto una richiesta che era emersa in una riunione dei Capigruppo di svolgere oggi questo tipo di dibattito. E´ un dibattito che consente al Consiglio Comunale di dimostrare che si può fare politica, che si può discutere di questioni importanti come la partecipazione diretta dei cittadini alla vita amministrativa del nostro Comune e che possiamo farlo in modo trasparente, chiaro e fuori da qualunque tipo di liturgia.
    Poche cose sulle questioni politiche e sulle questioni istituzionali che implica questa proposta di delibera di iniziativa popolare che, secondo me, va collocata storicamente, anzi, dovremmo domandarci come mai oggi e solo oggi dei cittadini hanno usato questo strumento, hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare, per porci un problema così importante come quella della materia referendaria. Non saremmo onesti con noi stessi se non dicessimo che questa proposta arriva nel momento più grave della crisi politica ed istituzionale di questo Paese, arriva in un momento in cui la crisi sistemica dello Stato e delle istituzioni è così forte, è talmente forte, che il cittadino ha di fronte due alternative: o la rinuncia, l´apatia, l´apatia totale o la voglia di partecipare, di intervenire, di trovare strumenti diretti, nuovi, qualche volte al confine della ribellione, parola che mi fa paura, affinchè le cose possano migliorare e cambiare.
    Io interpreto intanto questo aspetto, che non è casuale. Non è casuale che questa proposta arrivi oggi e, quindi, la prima cosa che dobbiamo fare è vedere questa proposta come un fatto positivo, perché ci obbliga ad affrontare questioni che attengono alla crisi del nostro modello istituzionale e del nostro modello politico.
    La seconda questione di cui abbiamo parlato è relativa ai rischi. Ma quali rischi? Secondo me, non ci sono rischi, perché la crisi della politica è talmente forte che, probabilmente, tutto ciò che riempie il vuoto va bene, anche perché sono ben altre le cose che sono andate verso derive pericolosissime, altro che le proposte di iniziativa popolare. E´ più pericolosa una proposta di iniziativa popolare o il populismo di cui si è riempita la bocca la politica in questi ultimi vent´anni? E´ più rischiosa una proposta di iniziativa popolare o la demagogia dell´attuale fase politica o il personalismo dell´attuale fase politica, quasi al confine del fondamentalismo peggiore, che spesse volte destra e sinistra mettono in campo? Io vedo questo e ricordo quanto avvenne negli anni ´70, quando i cittadini ebbero la capacità di riunirsi per raccogliere firme per abrogare delle leggi. Eravamo sulla scia del ´78, di un nuovo modo di partecipazione dei cittadini alla vita politica, forse qui siamo in un altro ciclo ma che registra, comunque, la voglia di una partecipazione diretta che va ben oltre la capacità di organizzazione delle istituzioni e delle risposte che esse possono dare.
    La Presidente Scavuzzo ci ha dato un percorso, siamo senz´altro dentro quel percorso, io mi limito a dire che i referendum abrogativi ci sono, ne siamo coscienti, li abbiamo utilizzati, purtroppo qualche volta emerge persino la delusione che questi referendum risultino inutili per il cittadino, perché un Parlamento che avrebbe dovuto conseguentemente rispettare dei deliberati emersi da quei referendum non sempre lo ha fatto. Questi cittadini sono stati in qualche modo circuiti, perché spesse volte è arrivata una leggina non interpretativa del senso di quel referendum, per far decadere gli effetti di quel voto. I referendum consultivi secondo me sono delle cose eccezionali, voglio ricordare che il referendum consultivo è stato quello che ci chiedeva se volevamo la Monarchia o la Repubblica, era consultivo, ma viva Dio se il Parlamento non ha dovuto tenerne conto. Non ha potuto dire: ”Siccome è consultivo ci teniamo la monarchia”. Ha dovuto fare una Costituzione che fosse impostata ad un principio repubblicano e adesso che siamo nella crisi del sistema dovremmo forse fare altri referendum consultivi, ad esempio: vogliamo uno Stato presidenziale o uno Stato parlamentare? Vogliamo un Sindaco eletto dai cittadini o un Sindaco eletto dai consiglieri comunali? Vogliamo la diversità dei poteri tra Consiglio e Giunta o il regime, per esempio, che abbiamo oggi in mano? Molti referendum consultivi potrebbero essere messi in campo, anche su questioni che attengono alla vita addirittura istituzionale, quindi civile della Nazione e, in questo caso, del Comune. Su questi due aspetti c´è ormai giurisprudenza.
    Io non ho mai avuto paura del referendum consultivo, sono molto favorevole. C´è uno strumento che la Costituzione già prevede per similitudine ed è la proposta di legge di iniziativa popolare che, addirittura, consente a 60.000 cittadini, non 500.000 come per i referendum abrogativi, di raccogliere delle firme e presentare una proposta di legge di iniziativa popolare, eccezionale strumento. C´è però un piccolo problema, cioè che nella Costituzione non c´è, e nel merito ci fu anche allora un dibattito, una norma che obblighi il Parlamento a discutere entro tempi certi queste proposte di legge di iniziativa popolare. Quindi, il cittadino fa lo sforzo di raccogliere le firme, le consegna, come ho fatto io a volte, in Cassazione e rimangono lì senza che nessun Parlamento senta il dovere civile di portare la discussione in aula, questo è lo scandalo, non la proposta di legge di iniziativa popolare, non il referendum propositivo. Lo scandalo è che si crea un distacco tra cittadino che vuole una cosa ed il sistema istituzionale che non è in grado di rispondere. Quindi, dentro questa cornice, storicizzando la crisi politica di questo momento, io credo che dobbiamo non solo ringraziare coloro che ci hanno proposto questa delibera di iniziativa popolare su questi argomenti, ma dobbiamo anche cogliere questo come un aiuto, forse anche un aiuto alla riflessione, non solo come un normale provvedimento che abbiamo di fronte. Dobbiamo vederlo come un aiuto alla riflessione sulla gravità della situazione che stiamo vivendo.
    omissis

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