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  • 07 gennaio 2009 - LO SPAZIO POLITICO DEI SOCIALISTI E´ GRANDE, MA BISOGNA OCCUPARLO di Roberto Biscardini dal sito ilsocialista.com

    Per i socialisti e per il PS, si sono aperte tre grandi opportunità da cogliere con coraggio e con assoluta decisione. Esse dipendono da circostanze esterne alla nostra iniziativa politica, ma d’altra parte guai se un partito e un gruppo dirigente non sono in grado di rispondere con spregiudicatezza agli errori altrui e non sanno riempire il vuoto prodotto della politica degli altri. La politica infatti è interazione.
    Prima opportunità, a poco più di un anno dalla nascita del PD, a distanza di otto mesi dalle elezioni di aprile, quando quel partito invocava il voto “utile”, sul terreno ci sono solo macerie. La sinistra rappresentata dal PD è più debole nel paese e nel parlamento e lo spazio politico che apre a sinistra non sta solo nella “questione morale”, che sta investendo quel partito, ma nella sua irrisolta questione politica. Come dice Macaluso, quel partito è nato senz’ anima, senza lotta e passioni politiche, con una fusione fredda tra Ds e Margherita, un ammucchiata di personale politico aggrappato ai poteri locali e impegnato nella riproduzione di se stesso.
    Alcuni opportunisticamente l’avevano talmente ben capito che avevano deciso di salire sul carro del “vincitore”, sostenuti da una stampa genuflessa di fronte alla nascita di tanta novità. Ma adesso, parafrasando sempre Macaluso, quel partito non è in grado di sciogliere alcun nodo: la sua collocazione internazionale, le scelte di natura economica, le questioni eticamente sensibili, laicità, giustizia e questioni internazionali. E dall’opposizione si barcamena tra dialogo, parola che non significa niente, e antiberlusconismo. Conclusione: sembra che quei nodi non possano essere sciolti, senza sciogliere il partito.
    Per poter sfruttare questo spazio i socialisti devono saper interpretare un quadro politico in pochi mesi profondamente cambiato e cogliere che qualcosa incomincia a muoversi a loro favore.
    Secondo, la sinistra non c’è più e non c’è più neppure il luogo della discussione politica e dell’elaborazione. Il luogo della democrazia e della dialettica. Spetta ai socialisti, così come hanno fatto in questi ultimi tre mesi, i primi della loro esistenza come Partito Socialista, candidarsi ad essere il “luogo” della elaborazione politica per sè e per tutta la sinistra. Continuare nel metodo inaugurato a Vieste alla fine di settembre e arrivato a Napoli il mese scorso. Sette iniziative di carattere nazionale, affrontando e costruendo con coraggio proposte precise sul terreno istituzionale, dalla giustizia, al testamento biologico, università, cultura e democrazia dei partiti. Tradotte per ora in quattro proposte di legge di iniziativa popolare per ritornare in Parlamento con la forza della volontà popolare.
    Possiamo farlo con ancora più forza, nella convinzione che questa è la grande opportunità che ci passa davanti. Mettendo insieme a livello nazionale e locale gruppi di elaborazione e lotta politica, richiamando forze intellettuali, simpatizzanti e giovani studiosi per incidere occupando lo spazio lasciato libero dal vuoto culturale che caratterizza l’attuale momento politico, a Roma come nelle regioni e nei comuni. Abbiamo le storia, le capacità e l’intelligenza per poterlo fare. Possiamo avere l’ambizione di essere i protagonisti di una fase nuova. Una fase di rottura con il passato e il presente, facendo del PS il “luogo” materiale di questa rinascita. Il “luogo” nel quale si formano le coscienze e le esperienze e si avvia un progetto per la ricostruzione di una cultura socialista nuova. Questo si aspettano da noi tutto coloro che hanno a cuore non solo le sorti di una possibile rinascita di una sinistra riformista nel nostro paese, ma anche semplici cittadini democratici e liberali, che non accettano di vivere in un paese arretrato, in cui si è insoddisfatti sia della destra che della sinistra, populiste entrambe, inconcludenti entrambe.
    Terzo, la grande occasione ci è data infine dalle prossime elezioni europee. A quell’appuntamento saremo l’unico partito italiano a marcare con chiarezza la propria identità socialista ed europea, con tutte le carte in regola. E siccome si può uscire dalla crisi economica che stiamo attraversando solo trovando risposte a livello internazionale, è facile spiegare che la collocazione europea non è un optional. Ma insieme identità e politica. Le nostre risposte alla crisi le troveremo nell’ambito delle soluzioni che tutti i socialisti sapranno definire in Europa negli interessi dei ceti popolari e medi di tutto il continente. Per i socialisti saranno decisive le nuove politiche redistributive, per ridurre disuguaglianze e consentire a chi è in maggiore difficoltà di superare la crisi nelle migliori condizioni possibili.
    Se essere socialisti europei alle elezioni nazionali di aprile poco poteva contare di fronte al maledetto imbroglio del voto utile, adesso la questione è più chiara per tutti. In Europa ci sono due famiglie, quella socialista nella quale stiamo noi, quella popolare nella quale sta Berlusconi. E il PD in Europa rischia di non essere né carne, né pesce.

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