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Associazione Riaprire i Navigli


  • 21 settembre 2005 - Articolo per l´Avanti! - Ricomposizione della diaspora: adesso ci sono le condizioni

    Nonostante le profonde divisioni che hanno caratterizzato la vita dei socialisti dal ‘94 in poi, è difficile sostenere che nell’animo di tutti noi non ci fosse il desiderio di ricostruire una forza socialista politicamente e numericamente significativa, ben sapendo che ciò sarebbe stato possibile solo quando si sarebbero create le condizioni della nostra unità. Superando le ragioni che furono alla base della diaspora, per riaprire un processo politico nuovo, riannodando i fili di un dialogo, che se non interrotto sul piano personale, si era interrotto sul piano politico.
    Un processo politico per ritrovare le ragioni di un’intesa non autoreferenziale. Ma soprattutto un progetto per ricostruire una forza socialista, con un disegno e una prospettiva politica non di breve respiro. Un obiettivo politico ambizioso, in grado di recuperare i consensi di una gran parte degli elettori socialisti dispersi e orfani, ma anche di costruire nuovi riferimenti e nuovi consensi.
    Per chi come alcuni di noi si è dichiarato “testardamente socialista” ed ha lavorato perché arrivasse il giorno della nostra unità, adesso può constatare con soddisfazione che la storia e i fatti ci hanno dato ragione. Oggi la ricostruzione di una forza del socialismo italiano è possibile, realizza il nostro desiderio, ma soprattutto risponde ad una esigenza della società e della nostra democrazia. In questi anni ciascuno di noi ha fatto esperienze diverse. Chi è stato come me nello Sdi ha lavorato per tenere in vita a sinistra, nonostante difficoltà e incomprensioni, una formazione socialista autonoma con l’obiettivo finale di realizzare l’unità dei socialisti, nessuno escluso, ricostruire in Italia un partito socialista nella tradizione del partito socialista italiano, ristrutturare l’attuale sinistra. Mettere le basi per la costruzione di una grande forza socialdemocratica di tipo europeo.
    Una linea che sapevamo di non poter costruire da soli e che implicava la ricerca dell’unità con tutti coloro che credono ancora nell’attualità e nel futuro del socialismo. Che ritengono la prospettiva socialista e socialdemocratica ancora viva ed essenziale, non morta con la fine del Psi, non superata né in Italia né in Europa. Ricreare l’unità con coloro che non hanno mai perso la speranza che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, nella certezza che la storia avrebbe fatto giustizia di tutti coloro che pensavano di poter costruire un sistema politico senza socialisti e senza socialismo.
    Ecco il punto, adesso ci sono le condizioni. Di fronte alla grave crisi del sistema politico, di fronte all’insuccesso della politica nata sulla distruzione dei partiti della prima repubblica, di fronte alla crisi democratica e istituzionale, oltre che economica e sociale di questo paese, cresce l’esigenza di cambiare pagina e la prospettiva di una nuova realtà socialista diventa concreta.
    Abbiamo di fronte la crisi del bipolarismo personalizzato e l’incapacità di questo sistema di affrontare le questioni per la quali si è voluto imporre con la forza, agli inizi degli anni ’90, un nuovo equilibrio. La crisi dell’antipolitica, il superamento del nuovismo, l’inconsistenza di una politica di destra e di sinistra, che si è richiamata al riformismo senza praticarlo, e l’insoddisfazione crescente verso partiti senza storia, hanno messo in evidenza il bisogno di politica e di una politica nuova. Il progetto di costruire sia a destra sia a sinistra grandi partiti unitari si è sciolto come neve al sole nell’indifferenza più generale.
    Con la crisi del berlusconismo finisce un periodo della nostra storia politica e la lunga fase di transizione nella quale abbiamo vissuto in questo ultimo decennio sembra destinata a terminare. Già nell’opinione pubblica si percepisce che, poco prima o poco dopo del 2006, il sistema politico potrebbe cambiare e l’ipotesi che possa cambiare anche l’attuale sistema elettorale, ne è la riprova. Se non adesso ma a breve, un nuovo sistema elettorale di tipo proporzionale potrebbe sostituire quello maggioritario.
    E’ in questo quadro che l’unità dei socialisti e la prospettiva di un nuovo partito socialista prende forza. Guai se tutti i socialisti non saranno in grado di cogliere questo momento, fare un salto di qualità, puntare dritti verso la ricostruzione della loro unità, senza tentennamenti e con coraggio.
    Possiamo fare in pochi mesi ciò che non abbiamo fatto in tanti anni, dedicandoci a riunire tutte le anime socialiste in un’unica forza politica socialista e liberale. Dobbiamo raggiungere l’obiettivo di riunire lo Sdi e il Nuovo Psi, recuperare consensi anche fra i tanti socialisti che per ragioni diverse hanno sostenuto e anche aderito al partito di Forza Italia. Riportare in un’unica casa i socialisti che sono andati in altri partiti e completare il percorso di alleanza con i radicali. Ci sono molte ragioni per farlo con l’orgoglio di essere socialisti. Questa non è una posizione nostalgica e non lo è mai stata. E’ la risposta naturale che i socialisti devono dare alla debolezza della politica e alla confusione in cui vive il paese. Il nostro ruolo è portare nella sinistra una forte cultura di governo, garantire un punto di equilibrio, con l’obiettivo di rispondere ai problemi concreti che la società italiana ha di fronte.
    L’unità socialista è il punto di riferimento perché la questione socialista ritorni ad essere questione di tutta la sinistra. Non è solo la sommatoria di persone e di sigle, ma è la precondizione per definire un progetto e un programma nuovo.
    Un progetto e un programma che fondano le loro radici nell’identità, che sa essere concreto e praticabile. Oggi in Italia c’è bisogno di una politica socialista, di un socialismo liberale e di un socialismo “materialista”, capace di affrontare le questioni prioritarie e materiali che affliggono la vita di molti italiani, di molti giovani e di tutti coloro che non hanno nessuna sicurezza del proprio futuro.
    Insieme alle nostre storiche battaglie sui diritti civili e sulle libertà, che dall’alleanza con i radicali potranno trovare nuova forza, spetta ai socialisti, proprio in questo momento, dare un contributo preciso sui temi di politica estera e sui temi di politica economica, sulla crisi dello sviluppo industriale, del lavoro e dello sviluppo, ricercando con il sindacato un rapporto sempre più forte. Non può infatti rinascere una forza socialista senza un rapporto con il riformismo sociale di cui il sindacato è interprete.
    I socialisti possono nuovamente rappresentare il punto di riferimento di una grande battaglia per il cambiamento ed essere i protagonisti a breve di una fase politica nuova. L’unità socialista può diventare la vera novità politica dei prossimi mesi. Certo, sullo sfondo c’è il tema del grande partito europeo di ispirazione socialdemocratica, che non possiamo pensare di costruire da soli. Ma oggi le condizioni per una unità a sinistra con altri partiti e in particolare con i Ds, non ci sono. Non si è sviluppato a sinistra un processo revisionistico vero e, come ben sanno i dirigenti di quel partito, se la loro evoluzione verso il socialismo riformista fosse già compiuta, avremmo di fronte un dato completamente nuovo e la nascita di un partito socialista autonomo, alleato nel centrosinistra, ma inevitabilmente in competizione con i Ds, potrebbe seguire un altro percorso.
    Oggi riunire i socialisti per rifondare il Psi non è un’operazione con la testa rivolta al passato, risponde ad una esigenza di tutta la sinistra.

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